Un recente rapporto di Confartigianato ha analizzato il grado di esposizione all’IA del nostro mercato del lavoro. Il 36,2% del totale degli occupati subirà quindi l’impatto delle profonde trasformazioni tecnologiche e dei processi di automazione. Una percentuale, quella italiana, inferiore di 3,2 punti rispetto al 39,5% della media europea. Le professioni più esposte sono quelle maggiormente qualificate e a contenuto intellettuale e amministrativo. Secondo la rilevazione di Confartigianato, l’espansione dell’intelligenza artificiale insidia il 25,4% dei lavoratori in ingresso nelle imprese nel 2022, pari 1,3 milioni di persone. Per le piccole imprese, quelle fino 49 addetti, la quota è del 22,2%, pari a 729.000 persone. A livello territoriale, la maggiore percentuale di personale in bilico si registra nel centro-nord.
“L’intelligenza artificiale – sottolinea il Presidente di Confartigianato Imprese Marco Granelli – è un mezzo, non è il fine. Non va temuta, ma va governata dall’intelligenza artigiana per farne uno strumento capace di esaltare la creatività e le competenze, inimitabili, dei nostri imprenditori. Non c’è robot o algoritmo che possano copiare il sapere artigiano e simulare l’’anima’ dei prodotti e dei servizi belli e ben fatti che rendono unico nel mondo il made in Italy”.
Leggi il comunicato stampa al link: urly.it/3wwht
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